domenica 27 dicembre 2009

IL FUTURO ? IL FUTURO !

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INDICAZIONI SUL FUTURO












Giornata Mondiale della Terra
22 Aprile 2010

Earth Day: Give Earth a Hand
GreenpeaceVideo

Da Wikipedia: Il Giorno della Terra, in inglese Earth Day, è il nome usato per indicare due diverse festività: una che si tiene annualmente ogni primavera nell’emisfero nord del pianeta, e un’altra in autunno nell’emisfero sud, dedicate entrambe all’ambiente e alla salvaguardia del pianeta Terra. Le Nazioni Unite celebrano questa festa ogni anno nell’equinozio di primavera, ma è un’osservanza ufficializzarla il 22 aprile di ciascun anno. La festività è riconosciuta da ben 175 nazioni e viene celebrata da quasi mezzo miliardo di persone.[1] L'Earth Day fu celebrato a livello internazionale per la prima volta il 22 aprile 1970 per sottolineare la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra. Nato come movimento universitario, nel tempo, l’Earth Day è divenuto un avvenimento educativo ed informativo. I gruppi ecologisti lo utilizzano come occasione per valutare le problematiche del pianeta: l’inquinamento di aria, acqua e suolo, la distruzione degli ecosistemi, le migliaia di piante e specie animali che scompaiono, e l’esaurimento delle risorse non rinnovabili.Si insiste in soluzioni che permettano di eliminare gli effetti negativi delle attività dell’uomo; queste soluzioni includono il riciclo dei materiali, la conservazione delle risorse naturali come il petrolio e i gas fossili, il divieto di utilizzare prodotti chimici dannosi, la cessazione della distruzione di habitat fondamentali come i boschi umidi e la protezione delle specie minacciate.



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la Germania INVESTE su


Sole Vento Alberi


"...NON LASCIAMO IL MONDO A GLI STUPIDI..."











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qui si costruisce il FUTURO

L’energia da fonti rinnovabili e’ la grande scommessa per l’ambiente e il volano dell’economia nei prossimi anni. In Germania e Austria le leggi vigenti hanno incentivato gli investimenti di che vuole produrre elettricità dal sole, dal vento e da materiali di scarto delle lavorazioni del legno. E in Italia? Un piano nazionale non c’e’, le regioni si danno regole spesso contraddittorie. Chi vuole investire onestamente nelle energie alternative si trova di fronte a difficoltà insormontabili.


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Giobbe Covatta


si dedica ai VERDI delle Marche e non solo








C A R P E D I E M Bonelli vita per vita un VALORE questo è il coraggio di osare GRAZIE ANGELO RIDATECI LA VOGLIA DI PARLARE

02 marzo 2010 Il presidente dei Verdi era stato ricoverato dopo 33 giorni di sciopero della fameIeri l'intervento del presidente della Repubblica con l'appello al pluralismo nell'informazione....Bonelli interrompe il digiuno"Grazie alla sensibilità di Napolitano..."Non posso nascondere - spiega il leader dei Verdi - che ho vissuto questi 34 giorni in una grande solitudine politica ma con grande calore da parte dei cittadini. Preciso che sia io che i Verdi italiani abbiamo protestato per un problema che riguarda le basi della democrazia nel nostro paese: non può esserci infat...ti democrazia se non c'è un'informazione libera. Libera di trattare temi che riguardano la salute e la vita dei cittadini". "L'occultamento dei dati epidemiologici e delle vittime sullo smog - prosegue Bonelli - il dissesto idrogeologico che uccide, la mancanza di una discussione seria su come mettere in sicurezza il nostro territorio e l'assenza di contraddittorio rispetto al nucleare sono tutti sintomi di un sistema informativo che ignora le priorità del paese". "La nostra battaglia per un'informazione realmente libera e democratica continuerà nel paese - conclude Bonelli - con tutti gli strumenti non violenti che abbiamo a disposizione. Ringrazio tutte le persone e le associazioni che mi sono state vicine e - ripeto - le parole del presidente Napolitano, che mi hanno convinto a sospendere la protesta".



01 Marzo 2010 REGIONALI: QUIRINALE, NAPOLITANO AUSPICA CHE BONELLI NON PROSEGUA SCIOPERO FAME
Roma, 1 mar. (Adnkronos) - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, 'informato delle gravi condizioni di salute dell'on. Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi, nel confermare l'attenzione alle motivazioni dello sciopero della fame intrapreso da 33 giorni e nel rinnovare il richiamo al pieno rispetto del principio del pluralismo nella comunicazione politica, auspica che l'on. Bonelli non prosegua in una cosi' estrema forma di protesta'.
Ne da' notizia un comunicato della Presidenza della Repubblica.


lunedì 01 marzo 2010, 12:52 Bonelli (Verdi) ricoverato in ospedale dopo 33 giorni di sciopero della fame - Roma - È stato ricoverato d’urgenza in un ospedale del litorale romano il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli, che da 33 giorni è in sciopero della fame contro quella che il Sole che ride ha definito "la censura sui temi ambientali da parte dei programmi televisivi e contro la violazione del pluralismo politico". E il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, invita a "rispettare il pluralismo nella comunicazione".
Condizioni di salute peggiorate L’ufficio stampa della Federazione dei Verdi fa sapere che "le condizioni fisiche del leader dei Verdi, che da oltre un mese non si nutre e che ha perso oltre 15 chili dall’inizio della protesta, sono peggiorate a causa di marcati problemi renali". "Proprio i problemi renali e la presenza di sangue nelle urine - conclude la nota resa pubblica - hanno spinto i sanitari che seguono Bonelli a disporre un ricovero immediato".
L'appello di Napolitano Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, informato delle gravi condizioni di salute dell’on. Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi, nel confermare l’attenzione alle motivazioni dello sciopero della fame intrapreso da 33 giorni e nel rinnovare il richiamo al pieno rispetto del principio del pluralismo nella comunicazione politica, auspica che l’onorevole Bonelli non prosegua in una così estrema forma di protesta.



28 gennaio 2010 BONELLI, SCIOPERO DELLA FAME. "LA TV PARLI DI AMBIENTE" -- Protesta Inquinamento, nucleare, cambiamenti climatici. Insieme a questi temi, dagli schermi televisivi spariscono anche i Verdi. Per denunciare l'"omicidio in diretta" il leader del Sole che ride inizia oggi il digiuno davanti Viale Mazzini
L'informazione a senso unico non è certo una novità n


el nostro Paese. Oggi, su questo fronte, prende il via una significativa protesta da parte dei Verdi. Di cosa si tratta e quali sono le ragioni? Ho deciso di iniziare questa mattina uno sciopero della fame davanti al centro Rai di Viale Mazzini, perché non ne possiamo più di assistere all' "omicidio in diretta" dei temi ecologisti, che nel Paese sono stati espulsi dal sistema di comunicazione radio-televisiva, con la conseguente espulsione anche dei Verdi. E' una situazione che lede il diritto dei cittadini di essere informati su questioni a loro vicine, e noi ci prendiamo la responsabilità di farlo presente, attraverso lo strumento di protesta dello sciopero. E' una decisione presa come estrema ratio, che avremmo preferito evitare, ma è indispensabile richiamare l'attenzione delle alte cariche istituzionali e dell'opinione pubblica su questo punto di non ritorno. Su quali temi in particolare assistiamo ad una non corretta informazione da parte dei media? In questo particolare momento, in Italia si sta vivendo una delle più gravi emergenze ambientali e sanitarie di sempre, paragonabile a un vero e proprio bollettino di guerra. Mi riferisco allo smog e alla mortalità che ha raggiunto livelli inaccettabili nelle nostre città. Secondo autorevoli studi scientifici nazionali e internazionali, muoiono 20 persone ogni giorno a causa dell'inquinamento da smog, per i danni provocati da PM10, CO3, ossido di carbonio. Enti locali e governo non fanno nulla per migliorare questa vera tragedia quotidiana e l'informazione non informa. I cittadini, se fossero informati di ciò, potrebbero direzionare e condizionare i politici per prendere misure urgenti. Delle 7.400 le persone che muoiono ogni anno a causa dell'inquinamento, con bambini e anziani tra i più esposti, nessuno parla nei talk show che tutti conosciamo, di ogni orientamento e rete televisiva. Da Porta a porta a Ballarò, da Matrix ad Anno zero, solo silenzio. Trattamento simile a quello riservato all'attualissimo tema del nucleare, incubo che presto il Paese rivivrà. Anche se non si sa ancora esattamente dove e come. Il governo sta riportando l'Italia su questa via scellerata, calpestando una volontà popolare espressa attraverso referendum. L'informazione unilaterale e senza contraddittorio è complice dell'esecutivo, che si rifiuta di fare i nomi dei siti delle località individuate per le centrali, violentando la democrazia e il decreto che impone loro di comunicarli entro il 16 febbraio. Proprio poco prima delle elezioni regionali. Un altro esempio che forse può darci l'idea del caso Italia sul piano ambientale, è il modo in cui vengono date le notizie sui cambiamenti climatici. Nei primi giorni di dicembre si è svolto a Copenaghen il Cop15, summit Onu di grande importanza per la lotta ai cambiamenti climatici. In quel frangente si dovevano prendere decisioni fondamentali per il bene dell'umanità e per la qualità della vita di tutti gli abitanti del pianeta. Ebbene, anche in questo caso, non c'è stato alcun talk show, tra quelli noti appena citati, che abbia parlato di questa questione e di quello che accadeva a Copenaghen. Nel frattempo, in tutto il mondo, dalla Cnn, alla Bbc, ai principali canali francesi, andavano in onda aggiornamenti e approfondimenti a rotazione su un tema che riguarda il nostro presente e il futuro delle generazioni che verranno. Di fronte a questa grave e cronica situazione, noi Verdi riteniamo inaccettabile quella che è una vera e propria violenza che gli italiani non possono continuare a subire oltre. Per questo oggi inizio questo sciopero, che sarà continuato nei prossimi giorni da altri esponenti Verdi di tutte le regioni italiane. Come ho scritto anche al presidente della Repubblica, chiediamo che in questo Paese il tema ambiente ci sia. Perché, finora, non c'è mai stato. Diego Carmignani da Terra
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MARIO TOZZI Giornalista: "....C'è bisogno di una NUOVA ECOLOGIA TRASVERSALE ritornando a ragionare su questi temi in maniera COLLETTIVA su base SCIENTIFICA affrontando l'ECOLOGIA con METODO SCIENTIFICO ...." (per ascoltare clicca qui)






COHN BENDIT: "L'UNICA STRADA E' LA RICONVERSIONE ECOLOGICA DELL'AUTO" .Intervista L'europarlamentare, leader di Europe écologie, sostiene la necessità di una radicale trasformazione dell'industria automobilistica. Riduzione delle produzioni più inquinanti, incentivi mirati e una nuova mobilità «La riconversione ecologica rappresenta l'unico mezzo per salvare i posti di lavoro, ma occorre che una parte dei lavoratori dell'industria automobilistica sia formata per un altro mestiere, perché non potrà rimanere nell'auto». Daniel Cohn Bendit, europarlamentare verde eletto a furor di popolo in Francia, leader della lista Europe écologie, interviene sulla crisi del settore automobilistico e sul dramma dei posti di lavoro già persi e che si perderanno nel corso dell'anno.Il modello dell'ex Dany il Rosso, tra gli ecologisti più riconosciuti al mondo, è di rottura radicale con il passato. «L'unico possibile - avverte - per garantire un futuro d'uscita dalla crisi». Siamo arrivati a un punto di non ritorno nella nostra società ipersviluppista?Il produttivismo di oggi è pericoloso per tutti. Bisogna necessariamente porsi la domanda sul significato odierno della parola "crescita". Bisogna innanzitutto badare alla nostra vivibilità. Il settore automobilistico annaspa e ogni governo ci mette tanti soldi. è la strada giusta? Nell'intera Unione europea c'è un dibattito molto difficile sull'auto. La maggior parte della politica, però, mente. La verità è che in tutto il Vecchio continente siamo arrivati a un 35 per cento di sovrapproduzione di auto. E la posizione della sinistra e della destra sul settore è la stessa di venti anni fa sulla siderurgia. "Bisogna salvare la siderurgia", si diceva. Ma ora dov'è questa siderurgia? Non c'è più. Gli incentivi, così come concepiti finora, non hanno trasformato niente. Diversamente da quanto fatto finora, vanno invece utilizzati per la trasformazione ecologica dell'industria dell'auto. La Fiat, come gli altri colossi, dovrà progressivamente produrre meno auto e si dovrà investire sempre di più nella mobilità ecologica delle città.Come cambiare, allora, senza che nessuno debba rimetterci il lavoro? Certamente nessun cambiamento è ammissibile se fatto sulla pelle dei lavoratori, che anzi vanno accompagnati e sostenuti. Oggi bisogna cambiare totalmente il sistema di mobilità: innanzitutto la maggior parte delle automobili prodotte è troppo inquinante, e serve una regola europea per far finire questo tipo di produzione. Occorre fare in modo che un certo tipo di economia, vecchia e inquinante, non cresca più. Un esempio concreto di riconversione ecologica? Il tram. è il futuro di tutte le città. La produzione di tram nei prossimi 10-15 anni sarà più grande di quella di Airbus e degli altri colossi. La mia proposta è quella di dare un salario di trasformazione ai lavoratori che vengono dall'industria dell'automobile per consentire loro, ad esempio, di costruire tram. Questa è una politica industriale nuova. La società fondata sull'automobile nei prossimi 10-15 anni sarà finita. L'errore tradizionale della destra e della sinistra è di pensare che esista una risposta alla crisi economica e finanziaria che non sia una risposta ecologica. E' vero esattamente il contrario: contro la crisi la risposta ecologica è l'unica possibile.





06 gennaio 2010 Ecco l'Europa unitadell'eco-energia: La Norvegia svolgerà il ruolo di batteria dell' elettricità in eccessodi ELENA DUSI
ROMA - L'"Europa unita dell'energia" sta per nascere dal mare del Nord. E l'elettricità venuta dal freddo sarà completamente pulita: ricavata dal sole, dal mare e dal vento. Seimila chilometri di cavi in gran parte sottomarini collegheranno infatti in un'unica rete le pale eoliche di Gran Bretagna e Danimarca, la centrale a maree della Francia, quella vera e propria miniera di energia idroelettrica che è la Svezia e i pannelli solari tedeschi. A completare il mosaico dei nove paesi della "Rete del Mare del Nord" restano Belgio, Olanda, Lussemburgo, Irlanda. Tutti insieme, puntano a produrre 100 gigawatt di potenza elettrica, quanto basta a far funzionare tra i 30 e i 40 milioni di abitazioni risparmiando la costruzione di un centinaio di centrali a carbone di dimensioni medio-grandi.Il progetto è stato discusso in una riunione preliminare dai governi dei nove paesi a dicembre in Irlanda e nel vertice sul clima di Copenaghen. Ma è da quest'anno che i piani operativi dovrebbero decollare, per arrivare a pieno compimento nel corso del decennio con una spesa prevista di 30 miliardi di euro. La stampa, soprattutto tedesca e inglese, ha iniziato in questi giorni a far trapelare i dettagli dell'ambizioso progetto, nato per rimediare al tallone d'Achille di fonti energetiche come sole, mare e vento: incostanza e imprevedibilità.I paesi del mare del Nord hanno ragionato che se in Scozia dovesse mancare il vento, probabilmente le pale eoliche saranno in movimento in Olanda. E se la marea dovesse tardare in Francia o le onde deludere, si potrà sempre far ricorso all'affidabile flusso dalle dighe dei fiordi scandinavi. Come nel caso del pollo di Trilussa, ciascun paese se messo in rete avrà la sua quota di energia garantita dalla statistica. Con la sicurezza di un approvvigionamento costante che val bene il prezzo di migliaia di chilometri di cavi ad alta tensione posati su fondali tempestosi e della dispersione di corrente tutt'altro che trascurabile che il trasporto a così grandi distanze comporta.
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Oltre ai nove paesi, il piano prevede la partecipazione della Norvegia nel ruolo di "batteria". Quando l'energia prodotta da mare, sole e vento supererà i consumi, potrà infatti essere usata per sollevare l'acqua e "ricaricare" gli impianti idroelettrici del paese scandinavo. Che sarà pronto a restituire l'energia nel momento in cui la rete del mare del Nord sarà invece con il fiato corto. L'Europa si troverà così avvolta da una rete elettrica "del freddo" a nord, e da una "del caldo" a sud. Alla sfida del Mare del nord vuole rispondere infatti il Mediterraneo con un mosaico di centrali solari sparpagliate nel deserto del Sahara e oltre, collegate da una ragnatela di cavi ad alta tensione distesi dal Marocco alla Giordania e poi diretti anche in Europa passando sempre per i fondali del mare. Capofila del progetto, battezzato "Desertec" e varato lo scorso novembre, è quella Germania unico paese deciso a investire sulle fonti rinnovabili sia sullo scacchiere nord che su quello sud. Solo unendosi in rete, credono a Berlino, l'Europa potrà superare i problemi di carbone, petrolio e uranio e raggiungere l'obiettivo di Copenhagen: 20% dell'energia da fonti rinnovabili entro il 2020



http://www.genitoriantismog.it/ DICIAMO BASTA A CHI DA' SEMPRELA PRECEDENZA ALLE MACCHINE - OBIETTIVI E FINALITÀ DELL'ASSOCIAZIONE La nostra è una campagna di azione e cultura. Azione: per spronare i nostri amministratori a mettere finalmente in atto una vera politica ambientale. Cultura: per toccare quei luoghi che possano dare un contributo al miglioramento del problema del traffico e dell'inquinamento attraverso iniziative e progetti. Vale a dire scuole, istituzioni comunali, aziende e attività commerciali. Perchè la battaglia contro l'inquinamento deve essere affrontata con il contributo di TUTTI.



* INTRODUZIONE DEL TICKET inteso come "congestion charge" - e non come "pollution charge" basata su una quanto mai discutibile classifica dei veicoli più o meno inquinanti. Infatti il senso di tale operazione deve essere quello di creare un deterrente all'uso massiccio e spesso indiscriminato dell'auto privata. Quindi è giusto che a pagare il ticket siano tutti coloro che usano l'auto senza eccezione, affinché si ottenga il risultato di modificare le modalità di spostamento a favore di nuove abitudini più sostenibili. Tale operazione deve essere accompagnata da una gestione trasparente dei proventi del ticket, da destinare unicamente alla mobilità.



* PIU' MEZZI PUBBLICI che sono la vera risposta all'assedio del traffico e per questo devono diventare veramente competitivi all'uso dell'auto privata attraverso: l'aumento delle corse giornaliere e il prolungamento degli orari di apertura della metropolitana, la riconversione dei mezzi pubblici maggiormente inquinanti, la creazione di nuove corsie preferenziali, l'apprestamento di sistemi di salita/discesa per portatori di handicap e passeggini su tutti i mezzi pubblici, semafori asserviti ai mezzi pubblici, tariffe agevolate (in particolar modo attuare finalmente quanto già deliberato, ovvero un biglietto unico per i mezzi pubblici di Milano e hinterland) e incentivi che rendano economicamente competitivo l'uso dei mezzi pubblici.


* VIABILITA' CICLABILE perché la bicicletta può giocare un ruolo fondamentale nella lotta al traffico e all'inquinamento. Chiediamo che venga valorizzato il suo utilizzo attraverso la realizzazione di una capillare rete di piste ciclabili, divisione dei marciapiedi ampi (già spesso occupati da macchine in sosta) in una fascia pedonale e in una pista ciclabile delimitata, promozione di una campagna culturale sull'uso della bicicletta, istituzione di punti di noleggio delle biciclette in zone nevralgiche della città.


* CHIUSURA CENTRO STORICO E CREAZIONE ISOLE PEDONALI/AMBIENTALI perché pensiamo che il centro storico sia lo scrigno del patrimonio storico ed artistico di una città: il traffico non è solo smog ma anche forte impatto ambientale, incuria, immagine che peggiora sensibilmente la percezione del luogo in cui si vive. Allo stesso tempo crediamo che ogni quartiere possa essere valorizzato e restituito all'uso dei cittadini con la creazione di isole ambientali o pedonali.


* TARGHE ALTERNE in via provvisoria ma stabile sino al raggiungimento per almeno due anni dei limiti fissati dalle direttive europee in tema di inquinamento atmosferico. Le targhe alterne, come dimostrato da ARPA Lombardia, riducono del 27%, e da subito, le concentrazioni di particolato e contribuiscono anche a modificare le proprie modalità di spostamento.
* TAXI E RADIOBUS, CAR SHARING E CAR POOLING sono servizi che possono contribuire sensibilmente alla riduzione dell'uso dell'auto privata. Chiediamo dunque all'amministrazione di potenziarli e di mettere in atto sistemi che ne agevolino l'utilizzo da parte dei cittadini.


* PARCHEGGI D'INTERSCAMBIO perché parcheggi pubblici e privati nel centro cittadino non sono una risposta adeguata: crediamo che la risposta giusta sia quella di prevedere la costruzione di un maggior numero di parcheggi di interscambio, che aiutino a limitare il flusso dei veicoli in ingresso, laddove i parcheggi in centro - quando non destinati unicamente ai residenti - al contrario lo attirano.
* LAVAGGIO STRADE anche per abbattere il particolato: un costante e diffuso lavaggio delle strade porterebbe dei grandi benefici. Al fine di evitare sprechi di acqua potabile, si potrebbe utilizzare l'acqua di falda, come già avviene per l'irrigazione di alcuni parchi pubblici.


* RISCALDAMENTO come attesta l'ARPA regionale, in Lombardia il contributo del riscaldamento all'aumento del PM10 presente nell'aria è pari al 30%. Riteniamo fondamentale prendere provvedimenti a breve termine, in particolare rivolti alla riduzione dei consumi e alla riqualificazione energetica degli edifici, a partire da quelli pubblici (uffici, sedi di Enti e Amministrazioni, scuole, università, caserme, ospedali ecc.) e delle grandi proprietà immobiliari (banche, assicurazioni, grandi gruppi immobiliari). Auspichiamo anche una campagna di sensibilizzazione rivolta ai singoli proprietari di abitazioni, affinchè attuino interventi di risparmio energetico sui loro edifici.


* INTERVENTI DI CONTROLLO che siano continui ed incisivi, con conseguenti sanzioni per il mancato rispetto delle norme sui gas di scarico delle autovetture e del codice della strada che, ove non rispettate, contribuiscono grandemente a peggiorare l'inquinamento, la sicurezza e la vivibilità di Milano (mancato rispetto degli attraversamenti pedonali, eccesso di velocità, sosta in seconda fila e con il motore acceso, parcheggio sui marciapiedi, ecc.. La battaglia contro l'inquinamento deve essere affrontata con il contributo di tutti. E infine, perchè sia chiaro che vogliamo una vera inversione di tendenza, piantare tanti, tantissimi ALBERI!

29 Dicembre 2009 Kandi Coco: una microcar da soli 600 euro
scritto alle 13:25 del 29/12/2009 da Giovanni Coppola in Anticipazioni, City Car, Inquinamento Il boom delle auto low cost è partito dall’India con la Tata Nano ed è arrivato fino agli Stati Uniti con una vettura che costerà solamente 865 dollari (circa 600 euro) grazie agli incentivi del Governo Obama.
La Kandi Coco è un’auto completamente elettrica che può quindi beneficiare degli incentivi finanziari. In Italia un’auto così la chiameremmo “microcar”, ma un costo di 600 euro ce lo possiamo solamente sognare. Il prezzo di partenza di questa vettura era di 10 mila dollari, ma grazie agli incentivi sarà venduta al 90% in meno.
Ovviamente è una vetturina che serve solamente per girare in città. Arriva al massimo a 40 km/h e, dunque, è indicata solamente per il traffico cittadino. Con sei ore si ricarica completamente e garantisce un’autonomia di quasi cento chilometri.
Di certo si tratta di un prodotto innovativo e versatile, che starebbe benissimo anche nelle nostre città. Se poi il prezzo fosse almeno simile a quello americano, avremmo veramente un boom di vendite anche nel nostro Bel Paese.

luglio 2009 Masdar City, la città del futuro a emissioni zero A partire dall’ultima crisi petrolifera, in cui i prezzi dei barili di greggio erano saliti a quote insostenibili e le potenze occidentali avevano iniziato a guardare con crescent e interesse alle fonti energetiche alternative, i paesi Arabi e del Medio Oriente, grandi produttori di petrolio, avevano iniziato a farsi avanti su questo ulteriore messaggio energetico.
Anche oggi, con il
prezzo del greggio crollato, non è sfumata l’idea di investire gli sconfinati flussi di denaro ottenuti dalla vendita dell’oro nero, nello sviluppo di nuove tecnologie energetiche.
Masdar City rappresenta forse l’esempio più significativo di questa tendenza. La città del futuro, a emissioni zero, è un affascinante progetto su cui stanno investendo la bellezza di 22 miliardi di dollari gli Emirati Arabi Uniti, oggi paese ai primi posti al mondo per emissioni di gas serra pro capite.
La città, oggi ancora un immenso cantiere, ambisce a diventare un centro di eccellenza mondiale in questione di sostenibilità, esempio di sviluppo urbano per il resto del mondo, la prima in assoluto totalmente priva di emissioni.
Il progetto muove principalmente su tre fronti:
Il primo è quello dell’energia, che sarà approvvigionata tramite l’utilizzo di impianti fotovoltaici ed eolici, oltre che ottenuta dal trattamento della stessa spazzatura della città, che troverà in questo modo un’ulteriore via verso il riciclo e il riutilizzo; Il secondo è quello dei trasporti, la cui concezione sarà totalmente rivoluzionata: non più una netta separazione tra mezzi pubblici e privati, ma una rete fitta e capillare (1500 “stazioni” circa) di
micrometropolitane per uso semi-individuale (pods), chiamato Rapid Transit System, che permetterà di raggiungere agevolmente qualsiasi punto della città; Il terzo infine è la ricerca, con l’avvio dell’Institute of Science and Technology (in fase di realizzazione in collaborazione con il MIT), che ancora non nato, già ambisce ad essere il primo polo di eccellenza mondiale nella ricerca su tecnologie per l’efficienza, le energie alternative e la sostenibilità ambientale.
Ognuno di questi punti, con la comune intenzione di attrarre dall’estero investimenti, idee e ricercatori. E di certo con il positivo effetto di offrire un esempio concreto di quali linee di sviluppo debbano seguire in futuro le grandi metropoli per essere sostenibili e pretendere ad una certa vivibilità.





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